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ISON: lo spettacolo più bello della storia che (forse) non potremo vedere

Scritto da Daniele

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29 Novembre 2013

Tempo di lettura: 9 min

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Gli occhi di migliaia di appassionati di astronomia e di numerosissimi fotografi innamorati del cielo stellato hanno seguito con attenzione il lento percorso della cometa ISON, nella speranza di assistere e documentare con la propria macchina fotografica uno degli eventi astronomici più belli ed intensi della storia. Ripercorriamo questa lunga attesa e scopriamo cosa aspettarci nei prossimi giorni!

ISON-ripresa-dallo-Hubble-Space-Telescope

ISON: qualche fattarello interessante

La cometa ISON, il cui nome ufficiale è C/2012 S1 (ISON), è una cometa non periodica scoperta nel Settembre del 2012 dai due astronomi Vitali Nevski e Artyom Novichonok, impiegando un telescopio rilfettore di 0.4 m di diametro dell’ Internationl Scientific Optical Network in Russia. Dopo le prime osservazioni, l’intera comunità astronomica è stata concorde nel dire che la neo-scoperta ISON sarebbe stata la prima cometa ottimamente visibile dall’emisfero nord del nostro pianeta fin dal 1997, quando la cometa Hale-Bopp regalò uno spettacolo indimenticabile con la sua doppia coda.

HaleBopp-1-950px

Fin dai primordi della storia umana, gll eventi astronomici, ed in particolare il passaggio di comete e le eclissi solari, hanno avuto un forte impatto sull’uomo, stimolando da un lato timore (al punto da essere spesso considerati fenomeni anticipatori di sventure), dall’altro ammirazione e meraviglia per uno spettacolo che crea stupore e domande in chi ha la fortuna di assistervi. A giudicare dal numero di nasi che si sono preparati ad essere alzati verso il cielo, ISON ha prodotto lo stesso effetto anche nel 2013.

La peculiarità di questa cometa è data dalla sua orbita. Si tratta, infatti, di una traiettoria parabolica fortemente inclinata rispetto al piano dell’eclittica (il piano immaginario sul quale ruotano i pianeti del sistema solare attorno al Sole) che ha fatto supporre che ISON provenisse direttamente dalla Nube di Oort, la fucina di tutte le comete del sistema solare e distante 1.5 anni luce (circa 14 mila miliardi di km da noi, o in numeri 14.190.792.000.000 km dal Sole). Le caratteristiche della traiettoria hanno permesso di capire che ISON è una cometa non periodica: questo significa che il suo passaggio nel sistema solare interno è destinato a non ripetersi più in futuro. E questa è una cosa che lascia a bocca aperta: gli occhi che in questi giorni si posano su questa cometa sono gli unici occhi umani che ne saranno testimoni in tutta la Storia, perché questa cometa, a differenza di altre più famose come la Halley, non ripercorrerà più il suo percorso ma sarà destinata a perdersi nel vuoto cosmico.

ISON-orbita

Durante il suo cammino, ISON ha incontrato diversi ostacoli che ne hanno a messo a dura prova la sopravvivenza: essa ha scampato, infatti, sia un pericoloso incontro ravvicinato con Giove (che ha comunque causato la frattura del nucleo in almeno due parti principali) sia uno con Marte. Tuttavia, ieri si sono verificate le condizioni più difficili che la cometa ha dovuto affrontare durante il suo lunghissimo pellegrinaggio nel sistema solare.

Alle 19:37:45 ISON ha concluso la sua folle corsa verso il Sole raggiungendo il perielio della sua traiettoria (il punto più vicino al Sole) passando a soli 1.1 milioni di km dalla nostra stella ad una velocità di 327 km/s (avete letto bene: 337 KILOMETRI AL SECONDO!!) pari all’incredibile velocità di 1 177 200 km/h. Numeri che impressionano, se ci si ferma un attimo a pensarci.

Quanti sono 1.1 milioni di km?

Quando parliamo dell’Universo, sentiamo spesso parlare di distanze come anniluce o milioni di km. Ma quanto è lontano 1 milione di km? Un anno luce è la distanza percorsa dalla luce in un anno. Il nostro Sole, che si trova a circa 150 milioni di km dalla Terra, è lontano da noi circa 8 minutiluce, quindi è dietro l’angolo in una scala cosmica. ISON, con il suo passaggio a 1.1 milioni di km dalla superficie della nostra stella, è passata quindi circa 150 volte più vicina al Sole di quanto lo sia la Terra. Una collisione mancata per un capello!

La preoccupazione di astronomi e fotografi della notte era che il debole nucleo di ghiaccio di ISON, già indebolito dal passaggio ravvicinato con Giove, non sopportasse l’infernale temperatura di circa 5000° Celsius al momento del passaggio vicino al Sole ed evaporasse, rovinando quello che tutti noi pensavamo (e speravamo) fosse il passaggio della cometa più brillante del secolo ed una delle più brillanti della storia documentata.

Il satellite SOHO, in orbita tra la Terra ed il Sole attorno al punto lagrangiano L1, è stato uno degli osservatori privilegiati dell’incontro ravvicinato tra ISON ed il Sole, regalandoci immagini spettacolari. La cometa è entrata nel campo di vista nel tardo pomeriggio di Mercoledì 27 Novembre 2013. Nel video che segue, messo a disposizione dalla NASA, potete vedere ISON entrare nell’inquadratura dall’angolo in basso a destra muovendosi inesorabilmente verso il Sole al centro della ripresa. Notate l’immensa estensione della chioma della cometa e la sua brillantezza.

http://youtu.be/czy0BgiEBcw

Prendetevi ancora un attimo prima di continuare la lettura per guardare nuovamente il video e concedetevi un momento per una riflessione: state vedendo un oggetto celeste che nessun altro essere umano prima di noi ha avuto modo di vedere….

ISON è scomparsa nascosta dal disco solare alle 19:37:47 di Giovedì 28 Novembre 2013, emergendo dall’altro lato del Sole fortemente provata da questo match. Le stime preliminari fatte dagli esperti osservando la luminosità del nucleo e della coda (o di quello che ne rimane) hanno purtroppo confermato che il fragile nucleo di ghiaccio di ISON si è frantumato in numerosi pezzi, dando vita ad uno sciamo di frammenti. Questo ha portato a pensare che la stima iniziale di un diametro di 5 km per il nucleo fosse stata troppo ottimistica. Nell’immagine seguente, potete apprezzare ISON prima del passaggio ravvicinato con il Sole (in basso) e subito dopo essere comparsa sull’altro lato della nostra stella (in alto).

ISON-supera-il-perielio

Prima di ieri, gli scenari pensati dagli esperti erano due:

  1. ISON poteva sopravvivere indenne e rimanere a lungo luminosa nel cielo di Dicembre regalandoci uno spettacolo meraviglioso e unico da osservare e fotografare
  2. ISON poteva non sopravvivere disgregandosi completamente

Come spesso accade, Madre Natura si disinteressa delle nostre previsioni e fa di testa sua. ISON, infatti, è sopravvissuta all’incontro con il Sole, ma ne è uscita piuttosto malconcia posizionandosi in una sorta di terzo scenario intermedio a quelli previsti dagli scienziati. Al momento, gli astronomi non sono ancora in grado di dire con certezza quanto della massa del nucleo si effettivamente evaporata e quanta sia passata indenne a quell’inferno di temperature, e si ripromettono di dirci qualcosa di più sulle effettive sorti di ISON nei prossimi giorni.

La possibilità di assistere ad uno spettacolo nei cieli mattutini è sicuramente diminuita, ma c’è ancora la speranza di assistere ad un bello show, per il quale vale la pena farsi trovare fotograficamente preparati! 🙂

Come fotografare ISON (se ne avremo la fortuna)

Contrariamente a quanto si possa immaginare, fotografare una oggetto celeste come una cometa luminosa è meno difficile di quanto si possa pensare. Come ogni volta che puntiamo la nostra macchina fotografica al cielo notturno, è importante avere un cielo buio e con poco inquinamento luminoso: sarà necessario, quindi, allontanarsi dai grandi centri abitati, anche se non dovremo cercare zone totalmente buie come quando il nostro soggetto è la Via Lattea. Dal punto di vista dell’attrezzatura, la lista delle cose da portare è abbastanza breve:

  1. una reflex con buona capacità ad alti ISO;
  2. un obbiettivo grandangolare luminoso, ad esempio con apertura massima f/2.8
  3. un cavalletto robusto, ad esempio come questo;
  4. uno scatto remoto
  5. una giacca calda con un thermos pieno di thè 🙂

Poiché è necessario lavorare con esposizioni di alcuni secondi, la scelta di un cavalletto solido e robusto che non induca vibrazioni è un requisito molto importante, così come lo è in generale per la fotografia notturna. Per lo stesso motivo, indipendentemente dai dettagli dell’esposizione che verrà usata e dall’utilizzo di uno scatto remoto, se la nostra macchina fotografica ce lo consente impostiamo la modalità Mirror Lock-Up (MLU) per scongiurare il micromosso legato al movimento dello specchio al momento dello scatto.

Poiché ISON sarà visibile bassa sull’orizzonte ad Est la mattina poco prima dell’alba, nello scegliere i parametri per l’esposizione corretta è importante tenere a mente che sarà già presente della luce, di cui dovremo tener conto per non sovraesporre l’immagine. Un buon punto di partenza può essere questo:

  1. scatto in modalità manuale con bilanciamento del bianco in manuale
  2. fuoco manuale
  3. apertura f2.8
  4. ISO tra 400 e 800
  5. tempo di scatto di circa 2 secondi
  6. formato RAW

Questo è il settaggio da cui partirò io quando (e se) andrò a fotografare ISON, ma è ovvio che sarà necessario fare diverse prove sul posto in funzione delle particolari condizioni di illuminazione e, soprattutto, della effettiva luminosità di ISON per raggiungere l’esposizione corretta. Il suggerimento è, in generale, sempre quello di esporre a sinistra sfruttando il fatto di scattare in formato RAW per recuperare in post le alte luci senza aggiungere molto rumore.

Un discorso molto importante nella fotografia notturna ed astronomica in generale è la messa a fuoco. A causa della mancanza di luce, il sistema di fuoco automatico della macchina fotografica non riesce a mettere a fuoco niente, forzandoci ad utilizzare la messa a fuoco manuale. Il metodo migliore per la messa a fuoco manuale notturna è utilizzare la Luna, se presente, in combinazione con il Live View e mettere a fuoco uno dei crateri. Cosa fare, però, se la Luna non è alta nel cielo? In questo caso, cercate di giorno il fuoco ad infinito sulle vostre lenti e segnatelo con un piccolo pezzo di nastro colorato sul barilotto della lente: a quel punto, vi basterà ruotare la ghiera della messa a fuoco fino al segno ed avrete una messa a fuoco perfetta. Nel caso scattiate Canon, vi segnalo che la posizione di fuoco infinito non corrisponde al fondo corsa della ghiera del fuoco, ma si trova alcuni millimetri prima del fondo corsa, dove è presente un piccolo segno sulla scala graduata. Attenzione!

L’uso di un grandangolo è sicuramente la scelta ottimale per riuscire a contestualizzare la cometa e riprendere la poderosa coda lunga approssimativamente 8 milioni di km inserendola in un contesto paesaggistico o urbano. Nel caso in cui, invece, volessimo cercare di ottenere un primo piano di ISON, sarà necessario utilizzare un teleobiettivo da almeno 400mm (o meglio ancora un piccolo telescopio) accoppiato ad una montatura equatoriale motorizzata con cui inseguire la cometa durante l’esposizione. Potete trovare un tutorial completo e molto dettagliato su come fare qui.

Un ultimo consiglio: portate una batteria di scorta. Alle gelide temperature prima dell’alba, è facile che le batterie della vostra fotocamera si scarichino in fretta.

ISON_Nov15_Peach

Se tutto va come tutti speriamo ed ISON farà all’Umanità un bellissimo regalo pre-natalizio, io farò il mio tentativo il 6 Dicembre, giorno in cui la luminosità della cometa dovrebbe raggiungere il suo picco. Tornate a visitarci per sapere come andrà a finire questa avventura e continuate a tenere le dita incrociate! 🙂

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Buona luce a tutti e ricordate sempre di…. Rimanere inFocus!!!

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